Itinerario on the road nella Strada del Prosecco Superiore DOCG, nella marca trevigiana, fra le colline Patrimonio Unesco.
La nostra versione di “Sideways” nella marca trevigiana inizia da Conegliano, puntando verso Valdobbiadene. Ricordate il film con Paul Giamatti che fece incetta di nomination agli Oscar nel 2004? Due amici on the road fra i vigneti della California, fra degustazioni e avventure e sentimentali… Una trama sofisticata e ironica, che coglieva sottili affinità tra la psicologia umana e il carattere dei vini, con una straordinaria conoscenza enologica ed esistenziale. Niente di tutto questo nel nostro itinerario di una giornata in auto, ma viaggiare fra splendidi vitigni ti immerge nello spirito e nei profumi di questo vino, ed è naturale la voglia di peregrinare fra cantine e osterie (non c’è che l’imbarazzo della scelta) per assaggi e acquisti.
Bisogna però imporsi di restare sobri (specie chi è alla guida) per godere al meglio di questo splendido paesaggio naturale e delle sue bellezze storiche e artistiche.
Il consiglio è di vivere questa “prosecco experience” in almeno due giornate, concedendosi il tempo per un po’di relax e per gustare e assaggiare il vino e le specialità locali fra ristoranti, osterie, cantine e agriturismi con piscina, fermandosi almeno una notte.
L’itinerario: 72 km nella provincia di Treviso
72 chilometri lungo la Strada del Prosecco fra Conegliano, Valdobbiadene e Vittorio Veneto. Siamo in provincia di Treviso, il nostro percorso costeggia la “core zone” di quest’area divenuta nel 2019 Patrimonio dell’Umanità UNESCO. La Strada del Prosecco e vini dei colli Conegliano-Valdobbiadene si imbocca da Conegliano,attraversa San Pietro di Feletto, con la sua bellissima pieve affrescata, e Refrontolo, passando per il Mulinetto della Croda.
Siamo immersi nel paesaggio viticolo del Prosecco Superiore DOCG: il percorso prosegue serpeggiando fra le colline striate dai filari verdi dei vitigni verso Farra di Soligo, Santo Stefano, Valdobbiadene, risalendo poi da Guia, Miane, Pieve di Soligo, Follina e Cison di Valmarino per chiudere il cerchio a Vittorio Veneto.
Ecco in 7 punti le cose più significative da vedere (ma potrebbero essercene molte altre, se avete il tempo e la voglia di scoprirle).
1. Le colline patrimonio UNESCO: hogback e ciglioni
La prima cosa che si ammira sono le colline stesse e la loro morfologia scenografica: sono gli hogback, rilievi molto scoscesi, allungati in direzione est-ovest e solcati da piccole valli parallele. Qui grazie all’abbondanza d’acqua, alla posizione riparata e alla composizione del terreno, la vite trova un terreno ideale. Ma nel corso dei secoli l’uomo ha dovuto adattare la coltura alla pendenza dei declivi, creando un particolare sistema di terrazzamenti erbosi. I “ciglioni” di terra inerbita (al posto della pietra) sono una tecnica che risale al XVI secolo, che contribuisce alla solidità dei versanti, riducendo l’erosione del suolo. Oggi come un tempo il ciglione rimane la formula più adatta nei pendii scoscesi (tra 15° e 60°).
E’ proprio questa combinazione di natura e intervento umano che ha determinato il riconoscimento dell’UNESCO come patrimonio culturale. Ecco le motivazioni di questa prestigiosa assegnazione:
“Essere un esempio eccezionale di insediamento umano tradizionale, dell’uso del suolo rappresentativo di una cultura o dell’interazione umana con l’ambiente, specialmente quando è diventato vulnerabile all’impatto di cambiamenti irreversibili.”
2. Conegliano Veneto, patria di Gianbattista Cima
La bella Conegliano, cittadina che apre il percorso, vale una sosta per il suo castello e la via porticata, con antiche dimore dalle facciate dipinte (via Roma). Lo stesso Duomo è inserito nella splendida facciata affrescata e porticata della Sala dei Battuti, con una soluzione architettonica particolarissima. Questo perché la sua costruzione rimanda alla congregazione dei Battuti, un ordine spirituale arrivato dall’Umbria nella metà del Duecento e dedito alla cura dei pellegrini attraverso ospedali e ospizi. Alcuni di loro si insediarono in Conegliano, dove fecero edificare nel 1345 la chiesa intitolata a S. Maria Nuova dei Battuti (l’attuale Duomo), che faceva capo al loro ospizio. Successivamente fu realizzata la sala per le loro riunioni, che vediamo sul fronte della chiesa.
Nella città che diede i natali al celebre Giovanni Battista Cima non poteva mancare una bella pala d’altare del pittore all’interno del duomo: una Madonna con bambino fra angeli e santi: una sacra conversazione inserita in un’architettura rinascimentale, realizzata dal pittore per la sua città natale nel 1490, quando lavorava a Venezia, e che per questo risente dell’influenza del contemporaneo Giovanni Bellini. Le opere di Cima da Conegliano, in particolare le sue Madonne, sono conservate in tutti i più importanti musei del mondo.
Il castello medievale domina la città è ospita il Museo Civico con opere di Palma il Giovane e del Portenone. Dalla sommità della torre si gode un panorama della città e della pianura veneta, spaziando dalla laguna alle colline e alle Prealpi.
Info: Visit Conegliano, P.zza Cima, 8 – Conegliano (TV) – info@visitconegliano.it
3. San Pietro di Feletto, un’antica pieve con affreschi straordinari
Uno dei primi paesini che incontriamo dopo Conegliano è San Pietro di Feletto, famoso per la sua pieve millenaria: di origini longobarde, con un impianto che risale più o meno all’anno Mille, è resa unica da straordinari affreschi databili fra il XIII e il XIV secolo.
Soggetti semplici e didascalici, con colori vivissimi (grazie anche ai recenti restauri), che avevano lo scopo di istruire la comunità alla fede, come un manuale di catechismo pittorico. Un esempio di questa funzione è il particolarissimo Cristo della Domenica, sulla facciata esterna: un Gesù ferito dalle attività proibite nei giorni festivi, monito a santificare le feste che ci racconta uno spaccato del lavoro e della vita quotidiana medievale in queste campagne.
I fedeli accorrevano qui dai paesi intorno per riunirsi sotto al porticato e portare i bambini al suo fonte battesimale. E come i fanciulli poveri del tempo, nell’affresco sopra l’ingresso, Gesù bambino in braccio alla Madonna succhia il latte da una vescica di capra.
Affreschi esterni Particolare: Madonna con Gesù e santi
Noi abbiamo avuto la fortuna di visitare anche l’interno della piccola chiesa grazie alla presenza di un volontario, che non finirò mai di ringraziare, che ci ha fatto anche da guida. Normalmente la trovate aperta solo la domenica: tenetelo presente perché anche l’interno è uno spettacolo davvero unico. Un piccolo ambiente essenziale, tre strette navate con intere pareti affrescate. Campeggia nell’abside un Cristo Pantocratore che ricorda per le sembianze i mosaici bizantini, mentre sulla navata principale una serie di scene illustra il Credo, un vero e proprio catechismo a colori. La bellissima cappella battesimale è affrescata con episodi della vita e il martirio di San Sebastiano di fine Quattrocento, di autore sconosciuto: un capolavoro di colori ed eleganza che rimanda all’influenza della vicina Venezia.
Abside, Cristo Pantocratore Affreschi delle navate Affreschi delle navate, il Credo Cappella di San Sebastiano Cappella di San Sebastiano Cappella di San Sebastiano
4. Refrontolo e il Mulinetto della croda
Intorno a Refrontolo i colli ondeggiano fra filari delle viti: entriamo nel vivo del paesaggio del prosecco. Seguendo le indicazioni, con una breve deviazione raggiungiamo il Mulinetto della Croda: un mulino del XVI secolo che poggia sulla parete rocciosa della montagna (croda, in dialetto trevigiano), con una grade ruota in legno che sfrutta la forza della cascatella nel salto di 12 metri del torrente Lierza. Attivo fino alla metà del Novecento, il mulino è stato restaurato del Comune di Refrontolo, che lo ha rilevato ripristinando il funzionamento dell’antica macina.
Lo si può vedere all’opera con visite guidate e laboratori. Intorno sono segnalati sentieri e passeggiate fra boschi e natura. Il paesaggio è molto suggestivo, fra il verde del bosco e quello dell’acqua scrosciante.
Info:
www.molinettodellacrona.it
info@molinettodellacroda.it
A poca distanza dal mulino la Trattoria Al Molinetto gode di una bellissima vista sui colli di Refrontolo e di un gustoso menu.
5. Valdobbiadene: l’Osteria senz’oste
Siamo su un terrazzamento erboso con affaccio scenografico sulle colline intorno a Valdobbiadene, nei pressi di Santo Stefano, patria del Cartizze (a proposito di Cartizze: si tratta di un “cru” cioè un vino prodotto in una zona limitatissima -parliamo di 1 km quadrato che comprende solo tre frazioni di Valdobbiadene- con 140 piccoli proprietari terrieri e una produzione totale di 1000 bottiglie l’anno. Rispetto al prosecco ha una maggiore gradazione alcolica e un profumo più intenso).
Qui, in un casolare dell’Ottocento, come in un rifugio alpino, l’ospite trova sempre la porta aperta e tutto quello che può servire per una merenda o un pic-nic (salumi di produzione propria e vino). Ci si arriva a piedi da una strada sterrata in mezzo ai filari di viti, seguendo una freccia con un punto interrogativo (l’oste dov’è?).
Si sceglie, si prende, ci si fa il conto e si paga in autonomia lasciando i soldi in una cassetta. Il prezzo è indicato in un foglio, lasciato come un tacito appello alla fiducia e all’onestà. Un esperimento sociologico che sembra riuscito, visto che esiste dal 2005 grazie all’idea generosa del proprietario, abituato a lasciare la porta aperta per gli amici di passaggio.Sopra al casolare si percorre un sentiero fra i vitigni, con una bellissima vista e diverse postazioni attrezzate e ombreggiate dove mettersi comodi per un pomeriggio di ozio con gli amici. Il vino si può acquistare da distributori automatici, così come i bicchieri in vetro. L’atmosfera informale invita alla socializzazione e alla condivisione fra gli ospiti (a noi, ad esempio, hanno offerto diversi bicchieri di vino, tanto per gradire…).
6. Follina, l’Abbazia di Santa Maria
Nella seconda parte del percorso, di rientro da Valdobbiadene verso Vittorio Veneto, una tappa imperdibile è quella dedicata alla abbazia cistercense di Follina, edificata nel Trecento su una precedente costruzione benedettina del XII secolo.
Il bellissimo chiostro con colonnine e capitelli tutti diversi e l’interno della chiesa, un austero gotico a tre navate dove la luce filtra dai rosoni della facciata, ricordano da vicino l’abbazia di Chiaravalle. Da lì, infatti, arrivarono i cistercensi che fondarono questo monastero con la relativa basilica. Anche la torre campanaria romanica, l’elemento più antico di questo complesso, si erge all’incrocio fra la navata centrale e il transetto, proprio come la Ciribiciaccola dell’abbazia milanese.
All’interno della basilica, nella pala lignea dietro all’altare, è situata la venerata statua in pietra bianca della Madonna del Sacro Calice, che nei secoli ha richiamato i pellegrini. Non sappiano da dove provenga, sicuramente da molto lontano nello spazio e nel tempo: in stile bizantino-siriaco, di origine nubiana, era già lì prima dei cirstercensi, e la popolazione locale le ha sempre attribuito un culto speciale. Si dice che abbia protetto Follina dalle bombe della Grande guerra, che qui non causarono vittime, e che abbia steso il suo velo sui soldati partiti dal paese, nessuno dei quali rimase ucciso al fronte.
Un ambiente singolare è il chiostrino dell’Abate, delimitato una loggetta con archi e colonnine.
Info: L’Abbazia di Follina è visitabile tutti i giorni, ore 7 -12 e 14:30 – 19; per visite guidate contattare i padri dell’abbazia tel: 0438 970231
7. CastelBrando: un nido di aquile trasformato in hotel
CastelBrando, a Cison di Valmarino, sorge alle pendici del monte Castello, da cui domina i borghi di Valmareno e Cison come un impervio e incombente nido di aquile.
In questa posizione di controllo nel X secolo fu approntata una fortificazione per fronteggiare le invasioni degli Ungari. Successivamente, intorno al 1000, la fortezza si ingrandì e divenne sede di un piccolo feudo, che passò di mano più volte fra signori locali. Durante la dominazione veneziana, in periodo di pace, fu trasformato dai Brandolini (da cui il nome attuale Castel Brando) in un palazzo signorile secondo lo stile delle ville venete, dotato perfino di un innovativo sistema di riscaldamento. I conti tennero il castello fino al 1959, quando lo vendettero ai Salesiani che lo utilizzarono come seminario e luogo di ritiro. Oggi è di proprietà privata e sede di un lussuoso hotel.
Info:
Hotel CastelBrando, via Brandolini 29, Cison di Valmarino – www.castelbrando.it – tel 0438-9761
Si avvicina il tramonto: tempo per degustare…
La giornata volge al termine. È il momento di cercare un’osteria, un ristorante, un agriturismo per completare questo giro rendendo omaggio ai vini protagonisti di queste terre… Chiudiamo il cerchio con una citazione da Sideways.
MILES: Va beh… Posa il bicchiere, e gli fai prendere un po’ d’aria. L’ossigenazione lo fa aprire. Dischiude gli aromi, i profumi. È molto importante. Annusa di nuovo. Fai così con tutti i vini. JACK: Cavolo! E quando si beve?
MILES: Ora!
Info: dove fare assaggi e acquisti di ottima qualità
Follador Prosecco dal 1769 , Col San Martino, TV, via Gravette, 42 – il loro prosecco superiore Extra Dry 2019 ha conquistato il titolo internazionale di miglior prosecco 2020- info@folladorprosecco.com