Sembra uscita dalla mente di Stephen King la gita domenicale che ho propinato questa volta alla mia famiglia, non a caso a pochi giorni da Halloween… Come in un buon romanzo horror, la nostra giornata era partita nel modo più tranquillo: una castagnata nei boschi, con pochi amici e il cagnolino, in tempi di coronavirus e distanziamento. La nostra meta erano i boschi brianzoli sopra Olginate (Lecco), in una domenica autunnale un po’ nebbiosa.
Olginate: il lungolago e la diga
Una prima tappa molto piacevole era stata il lungolago di Olginate, perfetto per un pic-nic e una passeggiata. Per chi ama vedere la geografia dal vivo, è interessante scoprire qui il punto in cui il lago (di Como) diventa fiume (l’Adda), passando per strettoie e slarghi (i piccoli laghi di Garlate e Olginate, con la diga che regola il deflusso delle acque).
Consonno: una città fantasma che appare all’improvviso nel bosco
Ma le sorprese maggiori erano in arrivo. Dopo aver percorso in auto i 10 chilometri in salita che separano la cittadina dalla frazione di Consonno, ci siamo incamminati nel bosco: delle castagne però abbiamo visto solo i ricci vuoti, segno che questa volta la nostra meta non era poi così controcorrente…
Addentrarsi fra gli alberi fuori dalla pista battuta, neanche a parlarne: dopo le piogge di questi giorni, significava sprofondare nel fango: meglio proseguire sulla strada asfaltata e comprare le castagne all’Esselunga, se proprio non se ne può fare a meno.
E’ stato così che abbiamo iniziato a imbatterci nei primi murales che segnavano il percorso verso la città fantasma… A un certo punto alzando lo sguardo ci siamo trovati davanti a un minareto che spuntava fra le foglie gialle dei platani, inserito in uno scheletro architettonico di proporzioni mastodontiche, in bilico fra l’esotico e il kitsch, e ci siamo chiesti perché.
Intorno a noi edifici imponenti, vuoti e abbandonati, ricoperti di graffiti e tag inquietanti (esoterici, ha suggerito l’amica Mara), parzialmente ricoperti dalla vegetazione come se il bosco volesse inghiottire e cancellare un abnorme corpo estraneo.
E come in quasi tutti i perché mr. Google ci è venuto in soccorso. Peccato, dal momento che la nostra immaginazione aveva iniziato a viaggiare su diverse ipotesi, ed era già partita dalle bambine la canzoncina degli Addams, con lo schiocco delle dita. Ma nemmeno la fantasia poteva avvicinarsi alla vera storia di questo posto. Eccone un assaggio.
Storia di Consonno: una fiaba noir
Fu un eccentrico industriale brianzolo nel 1962 a coltivare una folle utopia: realizzare proprio qui, fra boschi e colline, una piccola Las Vegas, una mecca del gioco d’azzardo, con hotel, balera e centro commerciale su cui svettava un incredibile minareto. Nei suoi sogni perfino un autodromo, mai realizzato.
La città fantasma attrae ora giovani un po’ randagi, che cercano uno scenario funereo per rave e raduni dal sapore proibito (in questo momento poi è facile, perché è vietato quasi tutto), per cui al tramonto, mentre rientravamo alle nostre auto, si vedevano sciamare gruppi di ragazzi incamminati verso le rovine a celebrare un Halloween autenticamente horror. Negli anni il luogo è stato anche set di film e spot pubblicitari.
La cosa più bizzarra di tutta questa bizzarra impresa è che il Comune di Olginate negli anni Sessanta abbia creduto in questo progetto, immaginando di trarne sviluppo, ricchezza, progresso. E autorizzando le ruspe che rasero al suolo l’antico paesino quasi disabitato, con le sue case, la sua bottega, la sua osteria. Il contrario di quello che oggi vogliamo vedere e valorizzare nel nostro Paese e che raccontiamo in questo blog: i borghi storici, le opere d’arte, la natura, la storia, la bellezza…
Alla fine, una frana nel 1976 ha posto fine a questa cattedrale del kitsch, riportando gradualmente il bosco a riprendersi quello che gli era stato strappato.
Il borgo antico di Consonno, quello purtroppo no, non è risorto: ne rimane solo la piccola chiesa di San Maurizio, la casa del cappellano e, per restare in tema Halloween, il cimitero.