Questa bella passeggiata in bici è stata una delle prime uscite della nostra famiglia dopo il lockdown, in fase 2, nel mese di maggio 2020. Una perfetta giornata di primavera, con tanta voglia di respirare e immergersi nella natura e il vincolo di rimanere all’interno della Lombardia. La rifaremo sicuramente a settembre-ottobre, per rivedere questo bellissimo paesaggio con una luce e una vegetazione diversi.
Itinerario sulla ciclabile: da Villa Gandini a Villa Clerici
Punto di inizio: il ponte pedonale fra Villa Gandini e Villa Archinto. Lasciandosi alle spalle il centro di Robecco, si prosegue sull’alzaia svoltando a sinistra. Oltrepassati Pontevecchio e Ponte Nuovo arriviamo a Boffalora; attraversiamo poi Bernate e da qui arriviamo a Castelletto di Cuggiono, fino a villa Clerici.
Ho scelto la partenza da Robecco perché qui inizia un tratto paesaggisticamente molto bello. La meta di Castelletto di Cuggiono invece è stata dettata dal nostro modesto allenamento.
Per ciclisti più esperti e senza bambini al traino (Viola dopo pochi chilometri ha attaccato la sua biciclettina a un albero, quindi per il resto del percorso ho caricato questa vitellina di 25 kg sul seggiolino della mia…), è bello spingersi oltre, fino a Tornavento, dove avviene la confluenza col Ticino, passando per Turbigo con le sue centrali idroelettriche. In questo caso i chilometri sono circa 23×2. Io mi sono ripromessa di farlo in più tappe. Una cosa comunque è certa: ci ritornerò!
Prima di partire un po’di storia: la strada dei marmi del Duomo
Il Naviglio Grande è una lungimirante creazione dell’uomo, che qui ha saputo modificare il paesaggio in modo fruttuoso, senza togliere bellezza alla natura, portando l’acqua del Ticino a lambire una città senza fiumi ma straordinariamente ricca di acqua: Milano. Le sue origini risalgono al 1100, tanto antico da essere la prima opera di questo genere in Europa, tanto importante da determinare lo sviluppo dei commerci, dei trasporti e dell’agricoltura in tutta la zona.
A partire dal 1386, con l’inizio del cantiere del Duomo, furono le esigenze della Veneranda Fabbrica a dettarne l’evoluzione. Con un ulteriore scatto di ingegno si trovò il modo di collegarlo al fossato che circondava Milano, consentendo ai marmi destinati alla Cattedrale di viaggiare dal Lago Maggiore (le cave di Candoglia) al laghetto di Santo Stefano, il più vicino possibile al cantiere, il tutto senza pagare dazio. Per essere riconosciuti, i barconi destinati al Duomo viaggiavano con il marchio A.U.F. (Ad Usum Fabricae), da cui la nostra espressione “a ufo” (gratis).
La ciclabile sull’alzaia
La ciclabile che costeggia il Naviglio per tutti i 50 chilometri del suo corso da Tornavento (23 chilometri a Sud di Sesto Calende, dove il Ticino esce dal Lago Maggiore) alla Darsena di Porta Ticinese, non è altro che l’alzaia, cioè la strada che serviva a rimorchiare i natanti tramite una fune (detta alzaia, appunto) trainata da cavalli. Vedendo la forza della corrente che increspa le acque in questo tratto, possiamo immaginare la difficoltà della navigazione verso Milano, ma soprattutto lo sforzo per le imbarcazioni che viaggiavano in senso contrario. Per affrontare la corrente, nel tratto da Abbiategrasso a Tornavento erano necessari dodici cavalli per trainare sei barche legate fra loro.
Partenza da Robecco: Villa Gaia e Villa Archinto
A Robecco il Naviglio scorre fra antichi palazzi e giardini: sono le “Villa di delizia”, dimore nate intorno al XV secolo per ospitare le villeggiature dell’aristocrazia milanese. Proprio ai piedi del vecchio ponte pedonale, punto di partenza del nostro percorso, sulla sponda destra, si staglia Villa Gandini, col suo magnifico parco, detta “Gaia” perché Ludovico il Moro vi si dilettava nella caccia. La dimora è passata di mano in mano fra le più illustri famiglie, dai Borromeo fino ai d’Adamo-Gandini di oggi.
Sempre sulla sponda destra (dando le spalle all’origine del corso d’acqua), sorge l’imponente Villa Archinto, con torri e merli stile “castello”, costruita nel 1700 e restaurata di recente. La tradizione popolare vuole che sia stata realizzata per una grande festa e poi in parte demolita per riutilizzare i materiali in un altro palazzo degli Archinto, in via della Passione a Milano. Infatti, da un certo momento in poi la villa decadde. Gli Archinto, vicini alla corte spagnola, con l’avvento degli Asburgo si allontanarono dalla vita politica e abbandonarono questa residenza di rappresentanza. La villa passò dagli utilizzi più disparati: abitazione, scuola, stalla, fienile, caseificio, officina. Oggi ospita la Biblioteca Comunale di Robecco.
Il Naviglio fra Pontevecchio e Ponte Nuovo
Poco oltre, il canale taglia in due il borgo di Pontevecchio. Sulla nostra destra scorgiamo Villa Castiglioni, oggi sede del Parco del Ticino, costruita nel dalla famiglia Crivelli. La villa fu anche residenza estiva degli arcivescovi milanesi, per poi passare alla famiglia Castiglioni, che vi ospitò Napoleone III. Fu dalla sua torretta che l’imperatore osservò lo svolgersi della Battaglia di Magenta, il 4 giugno 1859.
Proprio questo tratto di Naviglio fra i due ponti, vecchio e nuovo, è stato infatti protagonista di un capitolo decisivo della Seconda Guerra di Indipendenza. Qui avvennero gli scontri più sanguinosi e drammatici fra gli austro-ungarici, stanziati sulla sponda sinistra, e i piemontesi con gli alleati francesi che premevano dall’altra.
Non dimentichiamo che ancora oggi il Ticino, 3 km a Ovest, segna il confine con il Piemonte – per noi zona off limits in fase 2!- quindi nell’Ottocento zona di frontiera fra Lombardo Veneto e Regno di Sardegna. Sul Ponte Nuovo avvennero le prime fasi della battaglia che aprì la strada alla conquista della Lombardia. Gli austriaci, per ostacolare l’avanzata del nemico, avevano già fatto saltare il Ponte Vecchio e quello di Boffalora, ma il Nuovo era intatto, quindi strategico: nello scontro rimase memorabile la traversata dei francesi, sotto il fuoco dei proiettili austriaci sparati dalla dogana, edificio che si staglia ancora oggi sull’alzaia.
El barchett de Boffalora
La nostra pedalata procede verso Boffalora, dove è ormeggiato un esemplare del celebre “barchett” ricordato nella commedia dialettale di Cletto Arrighi “El barchett de Boffalora”. La navigazione sul Naviglio, dal ‘600 ai primi del ‘900 prevedeva anche un servizio passeggeri, una corriera con servizio regolare da Tornavento alla Darsena, con fermate lungo il percorso. Un modo di viaggiare comodo, sicuro ed economico, anche se pare fosse piuttosto lento e approssimativo sugli orari.
Arrivando a Bernate, sulla nostra sinistra scorgiamo in lontananza l’imponente mole della Canonica Agostiniana di San Giorgio (1450-1500), mentre lungo il Naviglio vecchie abitazioni rurali si specchiano nell’acqua in uno dei tratti più caratteristici.
Castelletto di Cuggiono e Villa Clerici
Il tratto verso Castelletto di Cuggiono è immerso nelle infinite sfumature di verde della campagna. In alcuni tratti i rami dei salici piangenti lambiscono l’acqua, che sembra pulitissima e trasparente: nonostante i cartelli di divieto e i mulinelli abbiamo visto diversi tuffi dai ponti e un nuotatore solitario che procedeva a gran velocità seguendo la corrente.
Arriviamo così in vista di villa Clerici, con le sue due torrette e la maestosa scalinata barocca che arriva fino all’acqua: costruita su un’altura strategica nasce come castello (dando nome al borgo di Castelletto), per divenire alla fine del ‘600 una imponente villa di delizie, con un parco terrazzato oggi quasi del tutto scomparso. I Clerici, ricca famiglia di mercanti e banchieri, per affermare il proprio status investirono una grande fortuna in questo palazzo, che vollero con 365 finestre, una per ogni giorno dell’anno, e dodici balconi. Caduti in rovina, dovettero vendere la villa, trasformata in una filanda e poi ridotta in abbandono. La sua vista rimane però un’immagine suggestiva e un po’a malincuore giriamo le bici per tornare verso Robecco. Rimane la voglia di tornare per andare oltre e vedere cosa ci sarà oltre la prossima ansa.
Info
Distanza di Milano a Robecco: circa 30 km, 30 min. in auto
Chilometri in bici: 10 km x2 (andata e ritorno)
Tempo impiegato: circa 3 ore, con alcune soste
Adatto ai bambini che amano pedalare e stare all’aperto