Di qualunque religione siate, provate almeno una volta a entrare in S.Ambrogio la mattina presto: è un’esperienza mistica, che riempie di silenzio, spiritualità, bellezza. Quando mi sono trasferita a Milano è stato il primo posto che ho cercato, memore delle lezioni di storia dell’arte in cui avevo imparato l’abc del romanico studiando questa chiesa, che non avevo mai visto.
Con mia sorpresa i turisti in città non la considerano fra gli highlights più spettacolari: su Tripadvisor non rientra fra i primi 10 posti scelti da chi visita Milano, quello che in gergo tecnico si chiama turisdotto.
Rimane invece una chiesa amatissima dai milanesi, giocandosi il primato con il Duomo: i funerali di molti cittadini importanti ad esempio si celebrano qui, nella chiesa dedicata al patrono di Milano.
E in fondo, la facciata del Duomo, realizzata all’inizio dell’800 dopo averci pensato su per 400 anni, al netto delle guglie, non vi ricorda un po’ quella a capanna di Sant’Ambrogio?
A me sì, e credo che in qualche modo la grande e svettante cattedrale gotica renda omaggio alla basilica raccolta e severa (e in tal senso più milanese), che ha segnato i primi passi del cristianesimo in città, sulle orme del suo santo d’elezione.
Ecco cinque fra i cento motivi validi per andare (o tornare) a visitare questa chiesa.
1.Una basilica paleocristiana di età tardo imperiale.
Il suo aspetto romanico è un rifacimento avvenuto nell’XI secolo. In realtà la basilica è uno dei primi monumenti paleocristiani della Mediolanum tardo romana – al tempo capitale dell’Impero Romano d’Occidente – voluta da Ambrogio in persona e realizzata fra il 379 e il 386.
Lo testimonia il quadriportico antistante, dove ai tempi della diffusione del cristianesimo i catecumeni (adulti) si preparavano al battesimo: solo dopo questa consacrazione, infatti, si poteva accedere all’interno della chiesa.
Fra le quattro basiliche che fece realizzare in città, il Santo aveva già deciso che questa sarebbe stata il luogo della sua sepoltura. Al tempo si chiamava basilica Ad Martyrum perché sorgeva su un antico cimitero di martiri cristiani, e Ambrogio fece porre al suo interno le reliquie dei santi Gervasio e Protasio assieme ai quali ancora oggi egli riposa nella cripta.
2. Chi era Ambrogio e come finì per diventare vescovo di Milano.
Ambrogio era nato a Treviri, in Germania, da una famiglia senatoria: nel 370 ebbe l’incarico di governatore della provincia Aemilia e Liguria e fu molto apprezzato per le sue qualità di funzionario, tanto che, nel 374, alla morte del vescovo in carica, fu acclamato dal popolo quale suo successore. Sacro e profano all’epoca non erano ancora ambiti ben definiti. Prima di accettare dovette ricevere il battesimo, cosa che avvenne nel battistero di Santo Stefano alle Fonti (attualmente sotto l’abside del Duomo: la vasca dove si immerse la potete vedere entrando nel vano dell’ascensore da cui si sale sulle guglie). Pochi anni dopo, nel 386, egli stesso convertì e battezzò Sant’Agostino, venuto a Milano da Ippona, in Africa, per insegnare retorica.
3. Come viene raffigurato Ambrogio e che aspetto aveva veramente
Lo immaginiamo con la barba bianca, energico e autorevole. Infatti così è raffigurato, in genere con il bastone pastorale ma anche con lo staffile, una specie di frusta, per indicare la sua veemenza: Ambrogio era un tipo deciso, specie quando si trattava di combattere contro gli ariani e le ultime frange del paganesimo.
Ma il suo aspetto reale doveva essere più vicino al mosaico che lo raffigura nel sacello di San Vittore in ciel d’oro (annesso alla basilica, un capolavoro da non perdere), dove è ritratto con barba e capelli scuri, in abiti civili, cioè la tunica romana tipica della sua epoca. Gli studi di medicina legale effettuati sui resti del santo hanno confermato la somiglianza proprio con questo ritratto.
Altra curiosità: spesso il Santo è associato alle api, di cui è protettore. La leggenda racconta che quando era in fasce alcune api gli entrarono in bocca mentre dormiva, lasciandolo illeso: per questo il suo parlare persuasivo era dolce come miele, dicevano i contemporanei.
4. Ambrogio nella storia: gli ariani, gli imperatori romani, il rito ambrosiano
Al tempo di Ambrogio, Milano era capitale dell’Impero Romano d’Occidente e l’imperatore Graziano, che lo aveva avuto come precettore e gli era molto vicino, seguiva con zelo i suoi insegnamenti.
Fu proprio questo imperatore che, con l’editto di Tessalonica, nel 380, dichiarò il Cristianesimo religione di Stato, inasprendo le lotte contro gli eretici. Dopo la morte di Graziano le cose si fecero più difficili. Gli ariani rialzarono la testa e chiesero una basilica per il loro culto: Ambrogio reagì con piglio deciso, organizzando un’occupazione a oltranza della chiesa destinata agli eretici. Si dice che in questa occasione inventò il canto delle antifone e degli inni, per tenere desta l’attenzione dei fedeli nella lunga veglia.
Anche con il successivo imperatore, Teodosio, macchiatosi di una terribile carneficina a Tessalonica nel 390, Ambrogio mantenne il suo piglio direttivo, non esitando a imporgli una pubblica penitenza.
La sua autorità fu talmente forte anche sulla Chiesa, che ancora oggi la diocesi milanese professa il rito ambrosiano, con celebrazioni e calendario diversi rispetto al rito romano (per questo il carnevale a Milano si festeggia il primo sabato di Quaresima anziché il martedì grasso).
5. Il serpente nero e le corna del diavolo, leggende medievali intorno alla basilica
Cosa ci fa un serpente nero di bronzo su una colonna all’interno della chiesa? Si narra che fu forgiato da Mosè in persona durante l’attraversamento del deserto, per difendersi dai serpenti veri, e che nel giorno del Giudizio si animerà e tornerà al suo luogo di origine.
Di certo sappiamo solo che la statua arrivò a Milano da Bisanzio nell’anno 1000 con l’Arcivescovo Arnolfo come dono di nozze imperiale (probabilmente proveniente dal celebre ippodromo), e che per secoli fu ritenuta taumaturgica nella cura delle malattie intestinali, in particolare dei bambini. Immaginate le processioni di mamme che andavano a toccare il serpente… Ci pensò San Carlo nel Cinquecento a proibire questo culto superstizioso, a lui non gradito.
Il diavolo invece, tentando di ferire Ambrogio, ebbe la peggio e ci lasciò le corna, infilzandole nella colonna che vediamo fuori dalla basilica: i due buchi rimasti ne testimoniano il segno. Dicono che da vicino si senta l’odore e il rumore del ribollire dello Stige, fiume infernale…
Avreste mai pensato di trovare nella fredda e moderna Milano queste mirabolanti leggende medievali, paragonabili solo alla pittoresca Napoli con il suo San Gennaro? In realtà ce ne sono molte altre, nelle prossime occasioni ve le racconterò…